Il revival del flipper e un sentitissimo abbraccio virtuale ai colleghi: questi i due temi dell’intervento di Roberto Marai di questo mese
Ci piacerebbe parlare con lei di flipper, un evergreen che in questi ultimi anni sta avendo una nuova spinta grazie anche a qualche nuovo produttore e all’International Flipper Pinball Association che lo promuove nel mondo come disciplina ludo-sportiva. Il revival sta contagiando l’Italia?
“Da sempre i flipper hanno rappresentato una parte degna di nota del mercato degli apparecchi da intrattenimento e contano un discreto numero di appassionati. A dire il vero, i nuovi produttori non sono moltissimi, e dal mio punto di vista non mi pare che siano riusciti ad apportare innovazioni significative.
A livello mondiale, il numero di operatori nel settore resta contenuto e i pochi, nuovi, che sono in grado di portare sul mercato apparecchi di qualità tengono prezzi piuttosto elevati, rendendo più problematico l’acquisto. L’azienda di riferimento resta pertanto una, la storica ditta americana Stern. Sicuramente è importante a livello di interesse l’apporto delle competizioni organizzate, ma altrettanto importante è il comparto del collezionismo: vi è una serie di appassionati nel mondo che si occupano di operazioni di restauro precise e meticolose, dalla cura quasi maniacale, in grado di rimettere i vecchi apparecchi in condizioni forse addirittura migliori di quando sono usciti dalla fabbrica. Il mercato approcciato in chiave collezionistica riceve un ulteriore sviluppo: le produzioni classiche concepite per l’utilizzo consueto in sala giochi vengono affiancate dalle versioni Pro, di maggiore qualità, e Premium,
con tirature limitate e peculiarità di produzione, dedicate appositamente ai collezionisti. In ultimo, c’è da sottolineare che il flipper è un prodotto che soprattutto negli anni recenti, oltre alle naturali innovazioni tecnologiche, ha ricevuto una spinta aggiuntiva dalle operazioni di licensing, che permette di
tematizzare gli apparecchi con i personaggi più apprezzati provenienti dai mondi della TV, del cinema e della musica, il che aumenta il gradimento e il desiderio del collezionista unendo più sfere dei suoi interessi personali”.
Tradizionalmente il flipper ha sempre avuto una manutenzione non semplice. Oggi sono cambiate le cose rispetto al passato?
“Senz’altro il flipper rimane una delle macchine con maggior bisogno di manutenzione e dalle maggiori probabilità di guasto, a causa delle continue sollecitazioni fisiche dettate dalla natura in sé dell’apparecchio. I continui impatti della pallina e l’utilizzo prolungato di pulsanti e meccanismi, con l’andare del
tempo richiedono operazioni di manutenzione, soprattutto inerenti pulizia, sostituzione degli elastici e luci. C’è da dire che oggi la qualità dei materiali e il progresso – in particolare con l’introduzione di una sempre più rilevante componente elettronica – hanno reso la manutenzione necessaria meno frequente. Il costo è solitamente assorbito in maniera efficace dagli operatori, anche e soprattutto perché, in virtù di quanto detto prima, una parte rilevante del costo è rappresentata dalla manutenzione, che è direttamente proporzionale all’utilizzo dell’apparecchio e va ad essere pertanto coperta da una parte
degli incassi”
Il target tipico dei flipper non è quello familiare. Eppure in un Fec o una sala di intrattenimento per famiglie questi apparecchi devono comunque trovare posto. Concorda?
“L’entità della presenza varia indubbiamente dalla frequentazione e dalle dimensioni della location, ma i flipper hanno senza dubbio una chiara ragione di essere in ogni centro di intrattenimento e aggregazione. Il target, è vero, si colloca più nell’età adulta, ma è anche vero che sono proprio gli adulti ad
accompagnare figli e nipoti nelle sale giochi, e che molti di loro sono ex giocatori di flipper. In questo caso il flipper integra alla perfezione la proposta di intrattenimento, poiché in questa categoria di clientela è in grado di richiamare efficacemente il fascino del passato. Negli Stati Uniti, ultimamente
hanno aperto numerosi locali del tipo “barcade”, centri di aggregazione concepiti per una clientela prettamente adulta, dove i flipper hanno un’ importanza centrale per il ruolo preminente nell’ambito dell’amusement vintage. È bene anche dire che target di età più bassi possono anche loro sviluppare
interesse, nella ricerca di una proposta di intrattenimento che si discosta notevolmente dal digitale, e fa leva su riflessi, tempi e coordinazione occhio-mano in un modo alternativo a quello a cui sono solitamente abituati, sulla ricerca delle combinazioni in grado di portare i punteggi più alti e migliorare i propri record personali o vincere le competizioni tra amici”.
Una domanda più personale: lei è stato o è di quelli ammaliati dal fascino del flipper?
“Io sono arrivato in questo business negli anni Sessanta, quando giunsero i primi modelli in Italia. Ricordo bene i flipper cosiddetti “dei milioni”, ancora senza ruote meccaniche, con una serie di lampade che si illuminavano all’aggiunta di uno “zero” alla cifra del proprio punteggio. Mio padre li acquistava
usati ed arrivavano dall’estero in condizioni assai malandate, richiedendo un’opera di restauro molto impegnativa da parte dei nostri tecnici. Queste e le successive versioni con gli apporti meccanici sono macchine che ho imparato a conoscere bene, acquistandole, riparandole e giocandoci. Sono poi diventato
anche io un collezionista e ho potuto approfondirne la cultura. Dal primo vero e proprio flipper realizzato all’inizio degli anni Trenta dalla Gottlieb, bisognò aspettare circa tre decadi prima di vedere introdotti i primi apparecchi provvisti dei flippanti, con il gioco che fino a quel momento si era basato unicamente sulla sensibilità e la giusta calibrazione della forza del lancio della pallina. In quanto collezionista è mia passione recuperare apparecchi vetusti e riportarli agli antichi splendori grazie al sapiente lavoro dei miei ragazzi della Clinica del Coin-Op. E, ovviamente, mi sono anche sempre divertito a giocare a flipper, sfidando gli amici nelle classiche serate in compagnia al bar”.
Sappiamo che ci tiene a cogliere quest’opportunità di dialogo con i nostri lettori per rivolgere loro alcune parole in questi giorni così dolorosi…
“Sì, voglio aggiungere un pensiero in questo momento difficile. Un periodo imprevedibile e complicato, segnato da lutti e rinunce in cui tutti ci siamo riscoperti più fragili. In cui ci siamo dovuti confrontare con i nostri limiti e in cui abbiamo potuto toccare con mano dimensioni problematiche. È una situazione
complicata, che ci può tuttavia far crescere e riscoprire valori come la determinazione e l’altruismo. So che non è facile, ma bisogna rimanere ottimisti. Sappiamo che il nostro lavoro non tramonterà mai, finito questo periodo triste e questi momenti bui la gente vorrà ricominciare a trascorrere il tempo con spensieratezza, divertendosi e stando in compagnia, e noi resteremo sempre parte integrante del mondo dell’intrattenimento. Da questo pensiero deve ricominciare la nostra attività. Anche con la consapevolezza che il ritorno ai ritmi, alle consuetudini e ai numeri del lavoro normale non sarà velocissimo e che molte aziende faranno particolare fatica. Ne risentiranno magari meno quelle a conduzione familiare, senza dipendenti e con la sala di proprietà, senza costi eccessivi. Altre più strutturate, con uscite importanti rappresentate dagli investimenti in corso e dai dipendenti da pagare avranno invece
difficoltà rilevanti, e ci tengo a far sentire loro tutto il mio appoggio. Auguriamoci insieme poi che possa essere l’occasione giusta per questo Stato che non ci ha mai sostenuto e finora si è unicamente limitato a vessarci con tasse e limitazioni, per capire che sarebbe opportuno un aiuto per sostenere la ripartenza dell’economia. Potrebbe essere anche l’occasione, finalmente, per ridurre e snellire la burocrazia e favorire la facilità operativa. Quindi, con speranza e ottimismo, invito tutti a tenere duro, insieme, perché troveremo sempre il modo di guadagnare e crescere con il nostro business”.