Rimini Amusement Show 2019 commentata da Roberto Marai
Siamo tutti appena rientrati dall’appuntamento di Rimini con Enada Primavera e Rimini Amusement Show, e la sua Faro Games è stata uno dei maggiori espositori a RAS. Com’è andata la fiera?
“Dopo diversi anni finalmente Rimini Amusement Show è riuscita a rappresentare una rinata fiera dell’amusement. Era da lungo tempo che non si vedeva uno spazio espositivo di sole macchine di puro intrattenimento così ben assortito e così propositivo! Si è riusciti quindi a gratificare gli sforzi che tutti i costitutori di FEE hanno affrontato nelle ultime fiere per arrivare a coinvolgere anche altri operatori, a trovare nuovi spazi espositivi a costi più accessibili e a riavviare un circolo virtuoso che ora ci auguriamo possa far aumentare ancora il numero di espositori. Nonostante il preannunciato divieto ai minori di tutte le macchine a ticket anche in Emilia Romagna che non ci ha aiutato ad affrontare in maniera serena e costruttiva la fiera; siamo stati più contenti di altre volte per il risultato finale di organizzazione e allestimento”.
Mesi fa, in questa rubrica, subito dopo Roma Amusement Show lei non aveva risparmiato critiche a Italian Exhibition Group riguardo a certe ‘crepe’ nella collaborazione tra loro e voi del Consorzio FEE. Tutto superato a Rimini?
“Le cose sono migliorate ma sono ancora perfettibili. Dobbiamo oliare i meccanismi e trovare altri accordi riguardo a certe problematiche che alcuni espositori hanno espresso durante la fiera”.
Negli operatori del settore ha notato propensione a investire?
“La propensione è purtroppo relativissima, causa le preannunciate azioni regionali nei confronti delle macchine a ticket che rappresentano una voce importante nel bilancio delle sale. Questo demotiva gli investimenti”.
Videogiochi, realtà virtuale e altre tipologie di apparecchi sono meno ‘in sofferenza’?
“Certamente vanno meglio delle ticket redemption, però vendere videogiochi, simulatori o macchine RV è comunque complicato visto il costo delle apparecchiature e visto che non tutte le sale hanno sia spazi che flussi sufficienti a giustificare gli investimenti sulle macchine più costose. Quello di oggi è senz’altro un mercato contratto rispetto a quello di diversi anni fa. Probabilmente ci sarebbe bisogno di rivitalizzare il settore creando locali alternativi alle semplici sale con le nostre apparecchiature; intendo dire creare dei punti di aggregazione di intrattenimento familiare dove l’offerta si apra ad altri segmenti dell’entertainment. Questo potrebbe rendere le location più appetibili alle famiglie e così facendo le nostre stesse macchine potrebbero avere risultati economici più soddisfacenti”.
L’abbiamo visto seduto in prima fila alla tavola rotonda ‘Amusement presunto colpevole: il grande equivoco delle ticket redemption’ (ndr. v. articolo a p. XX) dove ha esortato tutti a continuare a sostenere, anche economicamente, lo studio di ricerca che Consorzio FEE, Sapar Service e New Asgi hanno commissionato a Università Roma Tre. E lei per primo lì ha dato il ‘buon esempio’. Perché è così importante questo progetto per il comparto dell’amusement-only?
“Fermo restando che c’è ancora bisogno di sostentare quest’iniziativa perché mancano all’appello ancora diverse decina di migliaia di euro, sono convinto che questo studio costituisca una pietra miliare che ci potrà servire per contrastare tutti coloro che legiferano nei nostri confronti in maniera arbitraria. Per ‘arbitraria’ intendo senza avere argomentazioni scientifiche, conoscenze, documentazioni né supporti che stiano a significare che il loro intervenire va a salvaguardare la salute di giocatori ‘ammalati’, dal momento che nessuno ad oggi può dire, con dati ‘scientifici’ alla mano, se ci sono giocatori ‘ammalati’ e quanti eventualmente sono né tantomeno se ci si può davvero ammalare di giochi senza vincita in denaro. Sarebbe utile ci si chiedesse tutti: ci sono forse altre forme di gioco che ammalano di più ma che non vengono contestate? Per tornare però alla sua di domanda, le dico che la ricerca di Università Roma Tre ci darà una risposta supportata e suffragata da un’effettiva indagine scientifica – seria – e indipendente. Se le istituzioni non saranno convinte della nostra ricerca, potranno commissionare un’altra indagine. Anche questa dovrà però essere indipendente e supportata da casistiche, numeri, prove mediche e verità scientifiche. Sarà poi il legislatore a valutare e legiferare di conseguenza, anche in maniera restrittiva se necessario. Noi siamo pronti e aperti a qualsiasi esito. Anzi le dirò di più: se i giochi senza vincita in denaro dovessero risultare dannosi per la salute saremmo noi i primi a non volerli installare”.